Chiunque abbia letto Marcovaldo di Calvino, ricorderà il contenitore di metallo in cui questo era solito portarsi il pranzo a lavoro, una sorta di gavetta simile a quelle militari al cui interno era racchiuso di norma un pasto completo. Il termine deriva dall’uso di colmare questi contenitori oltre le loro capacità, all’interno dei quali il cibo, per l’appunto, restava “schiscià”, schiacciato, in milanese.
Quando ero bambina, non era difficile incontrare lavoratori che si godevano il loro pasto seduti su una panchina al parco, a Milano, durante la bella stagione.
Poi mi accorsi, crescendo, che questa sana abitudine andava scemando, vuoi per la continua apertura di locali che offrivano pause pranzo a prezzi vantaggiosi vuoi perché il tempo ha iniziato a correre più veloce, obbligando così ogni persona a scegliere cosa sacrificare (10 minuti di sonno in più o la preparazione della schiscetta?)
Tuttavia ultimamente, soprattutto grazie a una nuova coscienza alimentare, la schiscetta torna ad essere protagonista. Aziende famose si dedicano alla produzione di stupendi Lunch-box di design, termici, con più scompartimenti e a tenuta stagna. Dal Giappone si importano graziosissimi Bento-box leggeri e funzionali e impazza la vendita di tazze con coperchio, ermetiche, con cui trasportare perfino le zuppe.
Procedimento:
2 Commenti
[…] proposta di schiscetta perfetta oggi è vegana e senza glutine, quindi adatta proprio a tutti! Quindi… Quinoa con […]
Ottima schiscetta da prepararsi il giorno prima, dato che non sempre si ha tempo di prepararsela la mattina🙂